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La solita solfa dei diritti

Aggiornamento: 7 gen 2021




Non ho mai avuto un grande rapporto con la tecnologia. Il mio deficit nell’uso del computer per attività che vanno oltre google e Word sono note ai più e ora anche disponibili in

-potenziale- mondovisione. Non me la cavo molto meglio con il cellulare. Da tempo ho dichiarato bandiera bianca contro l’applicazione che ogni giorno mi suggerisce qualche articolo di attualità. Con apparente indifferenza faccio scorrere il dito verso sinistra per eliminare la notifica e nel frattempo leggo le prime parole del titolo che, in questo periodo, devono contenere per forza o ‘Covid’ o ‘dpcm’. Il 2021 ha sicuramente dato uno slancio di fantasia e infatti il titolo di un paio di giorni fa era “Anno nuovo, solita solfa: l’Ong…”. Conservo lo swipe verso sinistra per il prossimo a tema Covid e apro l’articolo.

Il titolo completo è ancora peggio di quanto l’anteprima avesse lasciato all’immaginazione:

Anno nuovo, solita solfa: l’Ong vuol scaricarci migranti”. Visto che non sono una cultrice della lingua italiana, vado velocemente a rinfrescarmi il significato di solfa.

Ripetizione monotona e noiosa delle stesse parole, spec. nel muovere rimproveri e recriminazioni: è sempre la stessa s.; basta con questa s.; battere,

cantare la s., ripetere qualcosa fino alla noia. -Treccani-


Mi ricordavo bene.

Solo io ho l’impressione che questa formulazione sia indelicata ma soprattutto irrispettosa?

Sarebbe possibile dire ‘basta con questa solfa dei crimini del nazi-fascismo, o di Floyd? Non dico che sia lo stesso, sono situazioni e tempi diversi, ma una cosa li accomuna: morti innocenti che vengono trattati come una massa indistinta e spesso inferiore. Nei campi di concentramento c’erano ‘gli ebrei’; nei quartieri malfamati ci sono ‘i neri’ con il cappuccio in testa; e nel Mediterraneo, pronti ad essere scaricati, ci sono ‘migranti’ su un gommone. Da dove vengano, che facce abbiano, quanti siano poco importa. Questi pochi dettagli ci bastano per assegnare loro una categoria. Il loro nome, la storia dei loro genitori, da quanto tempo sono in viaggio, perché sono arrivati proprio lì sono elementi poco rilevanti al fine della categorizzazione.

Credo che sia offensivo e disumano considerate la vita di un rifugiato – che, serve ricordarlo, è un essere umano prima d’essere rifugiato- come una ripetizione monotona della solita minestra ‘buonista’. Questo per me significa solfa.


Il giornalista non demorde, anzi, dipinge i dettagli di questa solfa con un lessico che sembra più adatto ad un reparto di logistica che a delle persone. Open Arms vuole “scaricarci” (sì, proprio a noi!) una massa non ben definita di clandestini/ extracomunitari/ migranti. Giusto per un ripassino veloce, i primi due termini sono vietati dal Testo Unico dei doveri del giornalista. I capi di bestiame si scaricano al mercato agricolo, i pacchi Amazon si scaricano dal camioncino. I migranti si scaricano sulle spiagge (degli altri, ovviamente), o sul confine, come alcuni articoli riportano.

"bottino pieno"

Ma questo era solo il titolo. L’articolo vero e proprio si apre con “Bottino pieno da parte dell'imbarcazione dell'Ong “. Il bottino è il tesoro dei pirati, il frutto di un saccheggio, o comunque qualcosa di valore che è stato ottenuto attraverso modalità poco legali. Niente che assomigli vagamente a qualcosa di umano con libero arbitrio o diritti. Si prosegue con “Il primo carico è datato 31 dicembre 2020”, e se non avessero specificato che si trattava di migranti dalla Libia avrei pensato a carico di droga, di bestiame, o di merce non ben specificata. L’articolo continua senza particolari tecnicismi rubati al campo della logistica e distribuzione.


Sulla pagina del museo e memoriale di Auschwitz (auschwitz.org) in una spiegazione sul trattamento degli ebrei nel campo si legge:

“Tens of thousands of Jews, mostly from Hungary and Poland, were held in separate parts of Auschwitz-Birkenau Concentration Camp defined as transit camps without being registered individually. Referred to as “transit Jews”, or “deposit,” they were held by the SS leadership as a labor reserve to be “distributed” on a gradual basis. They waited days, weeks, or months for the SS to arrive at a decision as to their fate.”

(Apro una parentesi per dire che i morti nei campi di lavoro e sterminio non erano solo ebrei, e che non sempre l’apparenza religiosa era il principale motivo della cattura).

Sostituisci Grecia o Libano, Bosnia ad Ungheria; metti hotspot, prigioni, campi al posto di SS e queste righe potrebbero essere scritte oggi.


soccorrere e accudire, non caricare

Secondo l’articolo, Proactiva Open Armsha caricato a bordo 169 clandestini”, il personale ha dichiarato, invece, di aver “soccorso 169 persone”, che si aggiungono ad altri 96 portati in salvo poche ore dopo. Tutti i naufraghi ora sono in buone condizioni di salute, accuditi dal personale medico, dichiarano.

La disumanizzazione attraverso la lingua è il primo passo per dissociare i corpi dalla loro umanità. È violenza subdola che si infila tra una forchettata di carbonara e l’altra, davanti al tg. È normalizzazione dell’ingiustizia che si insidia in un trafiletto su Facebook seguito dall’ultima intervista inedita di Pomeriggio Cinque.


Non si tratta di scaricare extracomunitari clandestini, ma di salvare esseri umani, in questo caso a maggioranza eritrea. E visto che fino a 5 minuti fa non sapevo nulla, ho provato a informarmi. L’Eritrea era in guerra con l’Etiopia per il controllo del confine negli anni 2000, nonostante un accordo di pace nel 2018 la situazione nel paese non è migliorata. Molti giovani scappano per evitare di arruolarsi a servizio della dittatura del presidente Isais Afewerki. Secondo l’ONU circa 500 mila persone hanno lasciato la propria terra. Dalle poche informazioni che il regime rilascia, si evince che la condizione dei bambini eritrei è peggiore di quella dei bambini in paesi limitrofi, nei quali, nonostante la guerra continui, la classe dirigente collabora con le organizzazioni internazionali e le ong. Invece nel piccolo paese del Corno d’Africa, la confisca di Ospedali e scuole da parte del regime si unisce alle conseguenze dei cambiamenti climatici sui raccolti (già insufficienti), lasciando le famiglie abbandonate a loro stesse.


Sulla Open Arms, ora, ci sono 265 naufraghi salvati tra il 31 dicembre e il 2 gennaio. Pensare che mentre io ero intenta a guardare i fuochi d’artificio, c’erano 100 persone in mezzo al mare su un’imbarcazione di legno alla deriva e altrettante pronte a partire dalla Libia, mi fa vedere tutta l’ingiustizia del mio piccolo mondo, io, che non una miliardaria alle Cayman che festeggia con ostriche e Champagne.

Dopo il rifiuto di Malta, da questa mattina la Open Arms è diretta a porto Empedocle. Quegli stessi bambini malnutriti e senza cure mediche che ora giocano sul ponte della nave potrebbero poterlo fare presto in terra italiana.



PS: volevo lasciare la politica fuori da questo post, per evitare che fosse confuso per un post di risposta alle dichiarazioni di qualcuno. Il mio intento non è scrivere del singolo che ha pronunciato una determinata frase quanto l’uso o l’accettazione di questo tipo di linguaggio.

Detto questo, le citazioni complete a cui mi riferivo sono le seguenti. Lascio indovinare a voi la mente che le ha create.

“bisogna salvare chiunque in mezzo al mare, ma poi riportarlo indietro. Bisogna scaricarli sulle spiagge, con una bella pacca sulla spalla, un sacchetto di noccioline e un gelato”. (adnkronos, 2017)

non voglio credere che la Francia di Macron utilizzi la propria polizia per scaricare di nascosto gli immigrati in Italia" (agi, 2018)


Se mi concedete un ultimo commento veloce: mi pare che il linguaggio 'logistico' dell'articolo stoni con la striscia superiore "ridai speranza alle vittime degli islamisti".


articolo e prima foto: www.ilgiornale.it/news/cronache/anno-nuovo-solita-solfa-long-vuol-scaricarci-migranti-1913913.html


altre foto: twitter.com/openarms_it


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